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Biografia


Giorgio Valvassori nasce a Gorizia il 19 aprile 1947.

Compie i suoi studi all'Istituto d'Arte Max Fabiani del capoluogo isontino, dove è allievo di Cesare Mocchiutti, Mario Sartori e Agostino Piazza. Dal 1976 e il 1980 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Venezia entrando in contatto con artisti quali Edmondo Bacci, Ennio Finzi, Carmelo Zotti. Inizialmente l'artista concentra le sue ricerche nel campo della pittura e dell'incisione. Attraverso la Scuola Internazionale di Grafica di Lubiana approfondisce la sua conoscenza dell'arte dell'Est che, insieme alla grafica di Giuseppe Zigaina e all'opera di Francis Bacon, costituisce in questo momento un importante riferimento per la sua espressività.

Nei suoi lavori anatomie rovesciate, metamorfosi di kafkiane memorie vengono tradotte da un segno freddamente calibrato e inquietantemente preciso. Di questo tenore sono le opere presentate dall'artista alla X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma nel 1975, dedicata alla “Nuova Generazione”. Insieme a lui, tra gli artisti del Friuli Venezia Giulia selezionati per l'esposizione c'erano Luciano Celli, Franco Dugo, Giuseppe Goia, Mauro Mauri, Roberto Nanut, Claudio Palcich, Livio Schiozzi, Piccolo Sillani, Renato Trevisan, Giancarlo Venuto; segretario generale di quell'edizione era Fortunato Bellonzi.

Proprio in seguito alla partecipazione alla Quadriennale e all'interessamento di Fortunato Bellonzi, Valvassori ha modo di partecipare a numerose esposizioni collettive di grafica in tutta Europa (Atene, Cracovia, Potsdam, Lubiana).

Un importante riconoscimento l'artista lo ottiene nel 1978 con la borsa di studio assegnatagli dall'Opera Bevilacqua La Masa diVenezia.

L'anno successivo si aggiudica quindi il premio Lubiam di Mantova, giunto alla sua X edizione, indirizzato agli studenti delle Accademie italiane e straniere. Ai cinque vincitori italiani del premio la Galleria Prima di Milano dedica nel novembre del 1981 una mostra con la presentazione di Luigi Carluccio.

Il 1982 è un anno particolarmente ricco e importante per Giorgio Valvassori: espone alla II Triennale Internazionale Giovanile del disegno a Nürnberg, dove ottiene il secondo premio; partecipa alla mostra “Proiezioni Arte nel Veneto 1970-80”, curata da Toni Toniato alla Fondazione Bevilacqua La Masa e realizzata in concomitanza con la Biennale di Venezia. Inoltre la Galleria Regionale d'Arte Contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d'Isonzo gli dedica una personale nell'ambito della rassegna “Aspetti delle Arti Visive oggi nel Friuli Venezia Giulia”.

Sempre nel 1982 prende parte ad “Arte all'Aria”, che negli intenti degli organizzatori voleva “configurare un necessario passaggio dall'estraneità del presente nei confronti del passato - minaccia purtroppo incombente sull'Ospitale Vecchio, frettoloso pragmatismo, riuso distruttivo dell'area - alla presa di coscienza delle potenzialità formali che sono intrinseche alla struttura esistente e che potrebbero darle salvezza sostanziale con modi d'uso consoni alle esigenze odierne” come scriveva Giulio Montenero. L'iniziativa, curata da Giuliana Carbi, Franco Jesurum, Diana Barillari, aveva luogo infatti all'Ospedale Vecchio di

Udine, già destinato a futura sede dell'attuale Tribunale e allora suggestiva sede del Teatro all'aria. Per Valvassori questa costituisce un'importante occasione per rapportarsi con l'ambiente nel suo specifico, con il suo spirito e con la sua storia; per pensare, creare, collocare l'opera in quel luogo particolare, creando un dialogo con lo spazio. Una croce greca di legno sospesa su quattro vasche colme d'acqua dalla medesima forma riassumeva la forma e la pianta dell'edificio, il dolore e la speranza di chi l'aveva abitato.

Da ora in poi l'opera di Valvassori si proietta sempre più nel tridimensionale, mentre il disegno rimane per l'artista un momento e uno spazio per la fase progettuale delle sue creazioni e, al tempo stesso, autonoma espressione di un suo pensiero.

Dopo la nascita del figlio Filippo, Valvassori decide di sospendere per un periodo la sua attività artistica.

Nel 1984 la Galerie an der Stadtmauer di Villaco gli dedica una mostra personale che propone progetti grafici e oggetti, disegni e installazioni dal cui accostamento, secondo il critico Adolf Scherer, emerge la ricerca dell'artista di conciliare coraggio, ironia, piacere, idea e riflessione della coscienza.

Un'importante tappa del suo lavoro è segnata quindi dalla personale del 1988 allo Studio d'arte Nadia Bassanese di Trieste, dal titolo “Titanic”. Niente più disegno nè colore, soltanto il nero che incenerisce la tela, brucia e tinge gli oggetti, per “un'ulteriore fiammata d'amore per le cose” scriveva Giulio Montenero, a proposito di questa mostra che interpretava come “un atto raffinato e furente di fede nelle cose”, dal cui nero, nudo e fermo silenzio poteva giungere la quiete dei sentimenti.

Nello stesso anno l'artista partecipa alla mostra collettiva itinerante “Tra ieri, oggi e domani” a Sumi, Kiev, Riga, Leningrado e Mosca e alla rassegna “Installazioni” alla Galleria Usmis a Udine.

Una nuova occasione per lavorare sul luogo e in relazione con l'ambiente, molto particolare e stimolante, viene da “Hors Ligne” a cui Valvassori partecipa nel 1990 insieme a Dora Kovacevic, Sergej Glinkov, Franco Vecchiet, Franz Pichler, Mario Tudor: gli artisti erano stati invitati dal proprietario di una villa triestina (Renzo Picherle) affinché con le loro opere affrontassero lo spazio del giardino ricreandolo e riproponendolo con un segno diverso. Valvassori propone il suo “Paradiso”, intessendo tra i rami di un albero fili e bozzoli di metallo che ondeggiano al vento e luccicano al riflesso del sole.

Sempre sulla scia di “Titanic” si vengono a porre quindi le successive mostre personali: “Boudoir” alla Galleria TK di Trieste (1991) e “Erewhon” ospitata prima a Lubiana alla Mestna galerija e quindi a Trieste da Nadia Bassanese Studio d'arte e al Teatro Miela (1992), dove l'opera di Valvassori viene esposta accanto ai lavori di Odinea Pamici e Barbara Strathdee. Nel primo caso ci si trovava immersi in un boudoir di una specie particolare, perché allestito “per le esperienze del pensiero oltre che per il piacere dell'incontro e della conversazione”, come notava Laura Safred: una cornice vuota, uno specchio nero e una quinta ferrea di aste verticali costituivano allora degli “strumenti di riflessione” e delle possibilità di interazione per lo spettatore invitato ad entrare in una nuova suggestione sospesa tra illusione e disillusione, tra pittura e scultura, ambiguità, dubbio e volontà di costruzione. Lo specchio, la cornice insieme all'acqua e al fuoco vengono riproposti anche in “Erewhon” facendo ricondurre il suo lavoro al vocabolario degli archetipi, secondo Renzo Crivelli e "nell'alveo della concentrazione linguistica di matrice minimal-poverista", per Maria Campitelli che non mancava di sottolineare altresì la presenza di un'ineludibile impronta poetica.

Nel 1993 Angelo Bertani mette a disposizione dell'artista lo spazio della Torre Scaramuccia di San Vito al Tagliamento: Valvassori in questo nuovo ambiente sviluppa i temi della guerra, della morte, del lutto e dell'assenza, in un itinerario che invita chi lo viene a percorrere ed osservare ad una presa di coscienza.

Nel '95 una nuova personale allo Studio d'arte Nadia Bassanese è caratterizzata dal titolo "Order", mentre l'anno successivo partecipa alla collettiva “Palazzo con vista” a Palazzo Frangipane a Tarcento.

Nel 1997 insieme a Roberto Kusterle e Mario Tudor ritorna a San Vito al Tagliamento, questa volta nell'ampio spazio dell'Ex Essicatoio Bozzoli, con “Scambi di Coppia”.

Altre partecipazioni significative sono quelle di “Bel Tempo”, mostra collettiva promossa da Trieste Contemporanea, ospitata al Kartars Kuviszeti Múzeum di Budapest (1999), “Welcome to”, nell'ambito della rassegna “Hic et nunc”, a Villa Manin di Passariano (2000), e “Cuatri”, curata da Fulvio Dell'Agnese, alla Rocca Estense di San Felice sul Panaro dove espone le sue opere accanto a quelle di Nata, Adriano Visintin, Giancarlo Venuto.

A questo punto Valvassori sente il bisogno di ripensare al suo lavoro ritornando in quei luoghi, ma soprattutto in quei contesti, che più lo hanno influenzato e contrassegnato. E' così che nel 2002 inaugura la rassegna “Riposare lo sguardo” con la serie di mostre in successione cronologica “Attraverso lo sguardo” alla galleria Sagittaria di Pordenone, “Cipria e piumini” allo Studio Tommaseo di Trieste, “Labyrinthus” alla Mestna Galerija di Lubiana, “Regno del vento” alla Pilonova Galerija di Aidussina, “Abstract” alla Galleria regionale d'arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d'Isonzo.

In ognuno di questi luoghi l'artista riprende meditazioni trascorse confrontando passato e presente insieme al pubblico che lo ha accompagnato sin dagli esordi e a coloro che hanno conosciuto e saputo apprezzare il suo lavoro nel corso degli anni. Ogni luogo un'atmosfera, ogni mostra un punto fermo nel suo cammino, fino ad arrivare alla galleria Spazzapan che viene a riassumere l'intero percorso per anticipare l'opera futura.

Dopo l'intenso viaggio ed anche il notevole impegno profuso di “Riposare lo sguardo”, Valvassori partecipa a rassegne quali “Hicetnunc” alle Antiche Carceri di San Vito al Tagliamento nel 2004, “Insiums, Progetto Utopia 1/3” organizzato dall'Associazione Culturale Colonos a Villacaccia di Lestizza e “Palinsesti”, “Dimensioni e territorio variabili. Forme della scultura”, ancora a San Vito al Tagliamento, nel 2005.

Un ulteriore punto fermo nella sua carriera artistica viene messo a segno quindi con l'esposizione personale svoltasi al Civico Museo Revoltella di Trieste nel 2006 intitolata “Mosca Bianca”, dove il museo diventa parte integrante della mostra e del suo significato. Walter Guadagnini che ne cura il catalogo scrive: “Ancora una volta, Valvassori concepisce dunque l'opera – nella sua interezza, dall'inizio alla conclusione – come un percorso, come l'attraversamento di vari stadi dell'esperienza, come un cammino che si sviluppa sul filo lieve eppure resistentissimo del dialogo tra i modi e le essenze dell'operare”. La mostra è incentrata in particolare sui disegni ed è introdotta, sulla facciata esterna del museo, dalla figura di un acrobata che cammina sul filo.

Il desiderio di dialogo e di confronto con l'operare di artisti diversi si rinnova

nelle mostre “Prehod” al Poslovni Center Hit di Nova Gorica dove l'artista crea un'installazione insieme ad Alessandra Lazzaris nel 2008 e “Accrochage” alla Galleria Plurima di Udine dove i suoi lavori vengono accostati a quelli di Paolo Patelli, nel 2010.

Nel 2009 partecipa inoltre a “Zotti&Allievi. Nell'arte e nella vita” che riuniva ai Magazzini del Sale di Venezia una ventina di artisti sloveni, croati e italiani, allievi del maestro d'Accademia Carmelo Zotti, per la cura di Brigitte Brand.

Nel 2010 è nuovamente presente alla rassegna “Palinsesti” di San Vito al Tagliamento, quale artista selezionato insieme ad altri tre della regione Friuli Venezia Giulia per il Premio in Sesto, all'Antico Ospedale dei Battuti. Il progetto proposto da Valvassori per una scultura-installazione da collocarsi in esterno, in un luogo particolarmente significativo della città, è intitolato “Nido”: un nido inteso come casa dove poter crescere, custodire, unire, proteggere cose e idee diverse. Un nido che a partire da un nucleo centrale si sviluppa in larghezza e in altezza dando luogo ad una struttura geometrica che gioca tra i due opposti di chiuso e aperto, in modo elastico e leggero, seguendo un disegno matematico rigoroso e preciso, ipoteticamente infinito. All'interno di questo nido si potrebbero immaginare tutte le esperienze pregresse di Giorgio Valvassori cui potrebbero aggiungersi tutte le esperienze future, da confrontare, discutere, interpretare, mettere in gioco.


Franca Marri


Biography



Giorgio Valvassori was born in Gorizia on 19 April 1947.

He attended the “Max Fabiani” Art Institute in Gorizia, where he was a pupil of Cesare Mocchiutti, Mario Sartori and Agostino Piazza. From 1976 to 1980 he attended the Academy of Fine Arts in Venice, establishing contacts with artists like Edmondo Bacci, Ennio Finzi, Carmelo Zotti. Initially, the artist focused his research on the field of painting and engraving. Through the International Centre of Graphic Arts in Ljubljana, he deepened his knowledge of Eastern European art, which along with Giuseppe Zigaina’s graphic art and the works of Francis Bacon, was an important reference at this stage for his expressivity.

In his works, anatomies turned on their heads and metamorphoses that bring Kafka’s memories to mind are translated into a coldly calibrated and unsettlingly precise sign. This is the tone of the works presented by the artist in 1975, at the tenth edition of Rome’s National Quadrennial Art Exhibition, dedicated to the “New Generation.” Besides him, other selected artists for the exposition from Friuli Venezia Giulia included Luciano Celli, Franco Dugo, Giuseppe Goia, Mauro Mauri, Roberto Nanut, Claudio Palcich, Livio Schiozzi, Piccolo Sillani, Renato Trevisan, and Giancarlo Venuto; the tenth edition’s general secretary was Fortunato Bellonzi.

Precisely after his participation in the Quadrennial and on the recommendation of Fortunato Bellonzi, Valvassori had the chance to participate in several collective graphic art exhibitions all over Europe (Athens, Krakow, Potsdam, and Ljubljana).

In 1978, the artist was awarded an important acknowledgement, namely the scholarship from Venice’s Bevilacqua La Masa Foundation.

In the following year, he won the tenth edition of Mantua’s Lubiam prize, awarded to the students of Italian and foreign academies. In November 1981, Milan’s Prima Gallery organized a show featuring the five Italian prize awardees, presented by Luigi Carluccio.

1982 was a particularly eventful and important year for Giorgio Valvassori: he exhibited his work at the second edition of Nuremberg’s Young Artists’ International Triennial of Drawing, where he won second place; he participated in the exhibition “Art Projections in Veneto 1970-80” at the Bevilacqua La Masa Foundation, curated by Toni Toniato, which took place in conjunction with Venice’s Biennale. Furthermore, the “Luigi Spazzapan” Regional Gallery of Contemporary Art in Gradisca d’Isonzo presented a solo show of his work within the exhibition “Aspects of Visual Arts in Today’s Friuli Venezia Giulia”.

In 1982, he also took part in “Art Outdoor”, which, according to the organizers’ intentions, aimed to, in Giulio Montenero’s words, “set up a necessary transition from the extraneousness of the present toward the past – a threat unfortunately looming on the Ospitale Vecchio [old hospital], hasty pragmatism, destructive reutilization of the area – to the awareness of the formal potentials of the existing structure, which could grant it substantial rescue, were it to be used in ways that respond to today’s needs”. The initiative, curated by Giuliana Carbi, Franco Jesurum, Diana Barillari, did indeed take place at Udine’s old hospital, already destined to host the current headquarters of the Tribunal and back then enchanting venue of the Outdoor Theatre. For Valvassori this was an important chance to relate himself to a specific environment, with its spirit and history; to think, create and locate his work in that particular place, establishing a dialogue with the space. A wooden Greek cross, suspended on four equally shaped basins full of water, embodied the shape and the layout of the building, the pain and the hope of those who had inhabited it.

From then on, Valvassori’s work is increasingly three-dimensional, while drawing remained for the artist a time and a space for the planning stage of his creations and, at the same time, an autonomous expression of his thought.

After the birth of his son Filippo, Valvassori decided to suspend his artistic activity for a while.

In 1984, Villach’s An der Stadtmauer [city walls] Gallery presented a solo show exhibiting graphic art projects and objects, drawings and installations, the combination of which, according to art critic Adolf Scherer, highlighted the artist’s quest to bring together courage, irony, pleasure, idea and reflections of the conscience.

An important stage of his work was the 1988 solo exhibit at Trieste’s “Nadia Bassanese” art studio, entitled “Titanic”. Drawing and colour were no longer to be seen, only black remained to incinerate the canvas, to burn and dye the objects, for “a further blaze of love for things”, wrote Giulio Montenero. Referring to this show, Montenero said it was a “refined and furious act of faith in things”; it was from their black, bare and still silence that the quiet of sentiments could stem.

In the same year the artist participated in the travelling collective exhibition “Yesterday, Today and Tomorrow” in Sumi, Kiev, Riga, Leningrad and Moscow, and in the show “Installations” at Udine’s Usmis Gallery.

Valvassori’s participation, in 1990, along with Dora Kovacevic, Sergej Glinkov, Franco Vecchiet, Franz Pichler and Mario Tudor, in “Hors Ligne”, presented him with a very peculiar and stimulating occasion to work in the field and establish a relation with the environment. The owner of a villa in Trieste (Renzo Picherle) had invited the artists to recreate and reorganize anew the garden area. Valvassori proposed his “Paradise”, interweaving metal wires and cocoons on the branches of a tree, which swayed in the wind and shimmered reflecting the sun.

And again, in the wake of “Titanic”, two further solo shows followed: “Boudoir” (1991), at Trieste’s TK Gallery, and “Erewhon”, first at Ljubljana’s Mestna Gallery and later in Trieste. The first of the Trieste exhibits took place at “Nadia Bassanese” art studio and the second at Teatro Miela (1992). Valvassori’s works were put on display at Teatro Miela along with those by Odinea Pamici and Barbara Strathdee. In the first of the solo shows, the viewer is immersed in a peculiar sort of boudoir, because, as Laura Safred pointed out, it was set up “to experience thoughts, besides indulging in encounter and conversation”. The set consisted of an empty frame, a black mirror and a backstage of vertical iron poles as “tools for reflection” and possibilities to interact for the viewer, who was invited to enter a new suggestive dimension, suspended between illusion and disillusionment, between painting and sculpture, ambiguity, doubt and determination to build. The mirror and the frame are featured in “Erewhon” as well, along with water and fire, establishing, according to Renzo Crivelli, a link between the artist’s work and the vocabulary of archetypes, and placing it, in the words of Maria Campitelli, “in the cradle of linguistic concentration typical of minimal art and arte povera.” Campitelli also highlighted the presence of an inescapable poetic trace.

In 1993, Angelo Bertani put the Torre Scaramuccia location in San Vito al Tagliamento at the artist’s disposal; in this new environment, Valvassori developed the themes of war, death, bereavement and absence, in an itinerary inviting those who observed and walked through it to gain awareness.

In 1995, his new solo exhibition at “Nadia Bassanese” art studio bore the title “Order”; in the following year, he took part in the collective exhibition “Palace with a View” at Tarcento’s Palazzo Frangipane.

In 1997, along with Roberto Kusterle and Mario Tudor, he was again in San Vito al Tagliamento, this time in the large premises of the Ex Essicatoio Bozzoli, with “Couple Exchanges.”

Further significant shows he participated in include “Nice Weather”, a collective exhibition organized by Trieste Contemporanea, hosted at Budapest’s Kartars Kuviszeti Múzeum (1999); “Welcome to”, within the festival “Hic et nunc” at Villa Manin in Passariano (2000); and “Cuatri”, curated by Fulvio Dell'Agnese, at Rocca Estense in San Felice sul Panaro. At Rocca Estense, he exhibited his work with Nata, Adriano Visintin and Giancarlo Venuto.

At this point Valvassori felt the need to rethink his work, to go back to the places, and especially the contexts, that influenced and characterised him the most. In 2002, he inaugurated the review “Resting the Gaze”, with a series of shows in chronological order: “Through the Eyes” at the Sagittaria Gallery in Pordenone; “Face powder and puffs” at Trieste’s “Tommaseo” art studio; “Labyrinthus” at Ljubljana’s Mestna Galerija; “Kingdom of wind” at the Pilonova Galerija in Aidussina; and “Abstract” at the “Luigi Spazzapan” Regional Gallery for Contemporary Art in Gradisca d'Isonzo.

In each of these locations, the artist resumed previous meditations, comparing past and present times with the public that accompanied him since the beginning, and with those who got to know and appreciate his work over the years. Each location conveyed an atmosphere, each show a tenet along his path, culminating in the exhibition at the “Spazzapan” gallery, which summed up his previous work in anticipation of future works. Following the intense journey and the considerable commitment needed for “Resting the Gaze”, Valvassori took part in a number of art festivals, like “Hicetnunc” at the Antiche Carceri [ancient prisons] in San Vito al Tagliamento in 2004, “Insiums, Utopia Project 1/3” organised by the Colons cultural association in Villacaccia di Lestizza, and “Variable Dimensions and Territory - Shapes of Sculpture” at the 2005 Palinsesti festival, once again in San Vito al Tagliamento.

Another highlight of his career was the solo show at Trieste’s Revoltella Civic Musuem, entitled “Mosca Bianca,” in which the museum became an integral part of the exhibition and of its meaning. Walter Guadagnini, who curated the catalogue, wrote: “Once again, Valvassori conceives the art work – in its entirety, from beginning to end – as a path, as the crossing of several stages of experience, as a walk on the light but very resilient thread of dialogue among different ways and essences of the making process”. In particular, the show focused on drawings, with the figure of an acrobat walking on a tightrope displayed on the external façade of the museum serving as an introduction to it.

The desire to establish a dialogue and a comparison with the work of other artists is renewed in the 2008 “Prehod” exhibition at the Nova Gorica’s Poslovni Center Hit, in which the artist created an installation with Alessandra Lazzaris, and in the 2010 “Accrochage” show at Udine’s Plurima Gallery, where his works were exhibited with those by Paolo Patelli.

In 2009, he also took part in the show “Zotti & Allievi - In Art and Life”, which brought together about twenty artists from Slovenia, Croatia and Italy, who had been pupils of the master Carmelo Zotti at the Academy. The show took place at Venice’s Magazzini del Sale [salt warehouses] and was curated by Brigitte Brand.

In 2010, he exhibited again at the “Palinsesti” festival in San Vito al Tagliamento, having been selected, along with three other artists from Friuli Venezia Giulia, for the “Premio in Sesto” award. This time the show was held at the Antico Ospedale [old hospital] of the Battuti order. The project proposed by Valvassori was a sculpture-installation to be positioned outdoors, in a highly significant location of the city, entitled “Nest” - a nest intended as a home to grow, shelter, combine and protect different things and ideas. A nest which, starting from a central nucleus, develops itself in width and height, generating a geometric structure that plays between the two opposites ‘open’ and ‘closed’, in an elastic and light way, following a rigorous and precise, hypothetically infinite, mathematical drawing. Inside this nest, one could imagine all of Giorgio Valvassori’s previous experiences, to which future ones could also be added to be compared, discussed, interpreted and put into play.


Franca Marri